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COMUNICATO STAMPA

Bergamo contro l’omofobia, in merito alle vicende accadute di recente presso il Liceo Paolina Secco Suardo, ritiene necessario esprimersi su quanto successo.
Come denunciato via Facebook da “Unione degli Studenti Bergamo”, nel sopracitato istituto scolastico l’edizione di Marzo 2017 di “Print Freud”, il giornalino della scuola, ha riportato degli articoli concernenti delle tematiche connesse alla sessualità che hanno suscitato un certo scalpore.
In queste righe, un’anonima studentessa esprime senza mezzi termini posizioni, a parer nostro, disinformate e semplicemente infondate.
L’autrice fornisce informazioni scientificamente errate, ad esempio etichetta l’AIDS come “malattia dei gay”, fa confusione tra genere e orientamento sessuale, e paragona l’uso dei profilattici alla bulimia. Tra le righe, un odio che deriva dall’ignoranza che ci prefiggiamo di combattere.
Dal POF del Liceo, è facile venire a conoscenza del fatto che tutte le classi seconde partecipano a progetti di educazione alla sessualità, e noi stessi come associazione siamo attivi con il nostro progetto “Identità e affettività attraverso le differenze” da alcuni anni. Il rapporto con la scuola è sempre stato costruttivo, e il feedback degli studenti positivo.
Il nostro progetto ha l’obiettivo di contrastare il bullismo omotransfobico attraverso un confronto diretto e bidirezionale. Lavoriamo raccogliendo dubbi e domande degli studenti, e proviamo a dare loro delle chiavi di lettura tramite la pluralità delle nostre narrazioni. Crediamo nella necessità di momenti di questo genere, poiché dànno ai ragazzi spazi di dialogo ed espressione liberi, seppur in maniera strutturata e, soprattuto, nel più assoluto rispetto dell’altro.

Ciò che è stato scritto sul giornale non rispecchia nessuno dei punti nei quali crediamo: non ci esprimiamo però qui contro l’autrice, né crediamo che censurare il suo articolo possa essere la soluzione.
Di sicuro, sappiamo che nella scuola c’è ancora molto da lavorare in merito all’educazione alle differenze.

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Il percorso di formazione di Bergamo contro l’omofobia prosegue dando ottimi frutti. Durante gli ultimi incontri organizzati ci siamo confrontat@ con un prete cattolico per discutere con lui del rapporto tra fede e omosessualità e con Alice Troise, rappresentante dell’associazione Intersexioni, che da anni si occupa di temi legati all’intersessualità, al transgenderismo e all’omosessualità. Su questo secondo incontro in particolare vogliamo porre l’attenzione, in quanto l’intersessualità risulta essere un tema oggi ancora poco trattato in Italia, nonostante porti spesso con sé un pesante stigma sociale, profondamente legato al binarismo di genere di cui siamo imbevut@.

Alice introduce il discorso affermando una grande verità: è il linguaggio che si deve adattare alla realtà, per questo le definizioni, gli incasellamenti e le etichette che attribuiamo all’altr@ non sempre calzano con l’identità che percepiamo di noi stessi. Ne emerge che il soggetto deve essere libero di autodefinirsi e determinarsi, lasciando che sia poi il linguaggio ad adattarsi alla realtà.

Per questo il fatto stesso di voler incasellare a tutti i costi il soggetto intersessuale all’interno di un forzato schema binario costituito da M (maschio) o F (femmina) al momento della nascita è di per se stesso una violenza. Una violenza dettata da una società incapace di accettare che possano esistere variazioni di sesso biologico.

Il sesso biologico stesso è un dato basato su numerosi fattori che vanno dai cromosomi ai caratteri primari e secondari, comprensivi di gonadi e genitali, fino agli enzimi e ai recettori. Quindi, quello del sesso biologico è un discorso complesso che non merita di essere ridotto a un fiocco rosa o a un fiocco azzurro in sala parto.

Il sesso biologico è stato a lungo oggetto di interpretazioni, dall’antichità – in cui si credeva nel modello monosessuale, che interpretava i genitali femminili come una versione imperfetta di quelli maschili – al 1700, in cui si postulò l’esistenza di due sessi diversi e tra loro complementari, fino agli anni novanta del 1900, in cui si è formulata l’esistenza di uno spettro basato su un continuum meno rigido e binario (i cosiddetti “cinque sessi” di Fausto-Sterling).

Ad oggi si calcola che almeno l’1% dei bambin@ nasca con un certo grado di intersessualità o con una forma di DSD (Disorder of Sex Development – disturbo dello sviluppo sessuale; in questo caso la scelta del linguaggio medico è un ottimo esempio di lingua discriminante, per tornare al discorso iniziale). Una formazione rivolta al personale medico e ai genitori è quindi necessaria onde evitare il rifiuto, la paura e l’allontanamento della propria creatura solo perché presenta tratti intersex.

L’ansia di conoscere il sesso del nascitur@ è diretta conseguenza di questa ossessione per il binarismo a tutti i costi, che porta a effettuare vere e proprie mutilazioni chirurgiche sui minori – per cui basta il solo consenso dei genitori – per scopi unicamente estetici e non funzionali. Tu, come i tuoi genitali, dovete APPARIRE maschili o femminili, nonostante i tratti intersessuali non causino sempre e intrinsecamente problematicità a livello di salute (quindi si suggeriscono trattamenti medici anche su chi non ha problemi di salute). Questi interventi, quindi, oltre a non tener conto della reale identità di genere del soggetto, che in alcuni casi si identificherà come persona transgender, comportano una serie di operazioni invasive successive, la presenza di cicatrici post operatorie e l’assenza di piacere sessuale o la sterilità forzata, nonché la necessità di sottoporsi nuovamente a un cambio di sesso se quello attribuito arbitrariamente non è conforme allo sviluppo della propria identità di genere. In altri casi si è arrivati addirittura all’aborto terapeutico, poiché l’idea di avere un@ figl@ intersex non era socialmente accettabile.

Da quanto detto emerge che si tratta quindi di interventi NORMALIZZANTI, che consentano di crociare la casellina M o F sul certificato di nascita senza tener conto di tutti gli effetti collaterali che ne conseguono.

Cosa possono fare quindi medici e genitori per evitare tutto questo? Entrambi dovrebbero ascoltare l’esperienza di intersex adult@, che hanno vissuto in prima persona questo calvario, formarsi, informarsi e confrontarsi, chiedendo supporto ad associazioni come Intersexioni.

Fortunatamente sono in aumento i casi di genitori che scelgono di non intervenire chirurgicamente sui propri figl@ e che all’anagrafe attribuiscono loro un sesso arbitrario – sempre reversibile, contrariamente agli interventi, che sono irreversibili – in attesa che la persona interessata capisca quale sia il suo reale genere di identificazione (che potrebbe anche essere genderfluid e non binario).

Il panorama legislativo, al contrario, risulta essere meno rassicurante. Solo la Colombia e Malta regolamentano, vietandoli, gli interventi chirurgici su minori motivati esclusivamente da ragioni culturali. Pertanto il cammino si prospetta impervio e ancora molto lungo, ma il fatto che in questi ultimi anni si sia iniziato a parlare di intersessualità e che molte persone intersex abbiano deciso di raccontare la loro esperienza al mondo apre uno spiraglio di speranza.

Per questo dobbiamo parlare di intersessualità, divulgare e diffondere una realtà che non può essere più ignorata perché riguarda la vita, la serenità e la felicità di centinaia di migliaia di minori.

Per saperne di più:

Intersexioni 

Arianna, film di Carlo Lavagna 

Orchids, documentario autobiografico

Blog Mio figlio in rosa

Middlesex, Jeffrey Eugenides 

La testimonianza di Hanne Odiele, modella intersex

Extraterrestre alla pari, Bianca Pitzorno,

Intervista a Emily Quinn 

Video “Cosa significa essere intersex”

Blog di Pidgeon Pagonis, attivista intersex

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Cosa significa essere afroamericani e omosessuali? Moonlight affronta per la prima volta il tema dell’omosessualità maschile all’interno della comunità afroamericana e lo fa attraverso uno stile registico che di hollywoodiano ha davvero poco, nonostante la vittoria dell’Oscar come miglior film sia la risposta perfetta al razzismo e all’omofobia dell’America trumpiana, uno schiaffo in piena faccia al mito del WASP, l’uomo bianco statunitense eterosessuale.

Il film si costruisce al pari di un romanzo di formazione e suddivide la vita del protagonista in tre fasi salienti: la sua infanzia difficile, l’adolescenza ancor più complessa e la vita adulta.

Little, un bambino timido e riservato che subisce bullismo dai suoi coetanei, viene preso sotto l’ala protettrice di Juan, spacciatore del luogo. E’ grazie a lui che Little imparerà che “a un certo punto della tua vita devi decidere chi vuoi essere e non lasciare che sia qualcun altro a decidere per te.” Eppure il processo sarà lungo, perché la comunità non accetta l’omosessualità di Little, incapace di adattarsi a un sistema di valori che richiede al maschio nero di essere virile, forte e, ovviamente, eterosessuale. Little chiede al suo mentore cosa significa la parola “faggot” e se lui è un “faggot”, un “frocio”. E se all’interno della comunità tutti si chiamano “nigga” – negro – fra loro, sottolineando la riappropriazione politica del linguaggio discriminatorio e dispregiativo dei bianchi, non succede la stessa cosa con il termine “faggot”, che viene ridimensionato dal mentore di Little a un più politicamente corretto “gay”. Ma a prescindere dal valore politico di riappropriazione della scelta lessicale, quello che emerge da questo confronto è quanto il linguaggio incida profondamente su di noi, che ne assorbiamo il peso e dobbiamo fare i conti con lo stigma sociale che ci segnerà per sempre. La potenza e l’importanza che assume il linguaggio emerge anche grazie all’ampio uso dello slang da parte del regista Barry Jankins, che lascia che le parole scorrano senza filtri. Infine, non è un caso che i capitoli del film siano scanditi proprio dal linguaggio, più precisamente dal nome e dai soprannomi che caratterizzano Little durante il passaggio da un’età all’altra, da una fase di vita all’altra.

Si apre così il secondo capitolo, in cui Little diventa Chiron, il suo nome di battesimo. Egli ora è un adolescente e in quanto tale si deve scontrare e confrontare con la sua sessualità, all’interno di un ambiente sempre più ostile e violento che non gli lascia tregua. E in un contesto del genere il saluto cameratesco che si trasforma in una carezza esitante e sospesa non può che diventare un gesto profondamente rivoluzionario, nonché una delle scene più belle del film.

Il terzo e ultimo capitolo è intitolato Black, in cui Chiron assume l’identità del soprannome datogli la suo primo e unico amore una notte d’estate al chiaro di luna. Diventato ormai adulto, Black dovrà fare i conti con se stesso.

Moonlight è, in sintesi, una pellicola molto casta e delicata, in cui sono gli sguardi insistenti e sospesi a veicolare una implicita carica profondamente trasgressiva – sia nei confronti delle regole del cinema hollywoodiano, sia nei confronti della società violenta e omofoba all’interno della quale si muovo spaventati i personaggi. La peculiarità di questo film è che è in grado di rappresentare un maschile diverso dal solito, un maschile fatto di abbracci, carezze, scambi di sguardi. Gli uomini di Moonlight sanno essere maschi fragili, impauriti, confusi, soli, scardinando gli stereotipi di una comunità che li vorrebbe indistruttibili, virili, macisti e incapaci di interrogarsi sulla molteplicità stessa del maschile. “Ma tu piangi?” è la domanda imbarazzata che Chiron e Kevin si scambiano sulla spiaggia. E nessuno dei due è in grado di dare una risposta sincera.

Questo film lascia infine una nota amara in bocca, che ci aiuta a capire quanto sia importante riuscire a prendere in mano la nostra vita il prima possibile, senza lasciare che il peso dello stigma sociale ci trascini nell’abisso dell’infelicità, in attesa di un riscatto tardivo che, comunque, non ci ripagherà di tutti gli anni persi a non essere noi stessi/e e a interpretare il ruolo che altri hanno scelto per noi. Ed è per questo che le parole del mentore Juan devono sempre riecheggiare rumorose: “a un certo punto della tua vita devi decidere chi vuoi essere. Non lasciare che sia qualcun altro a decidere per te.”

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Nel nostro piccolo siamo orgoglios@ di collaborare attivamente alla realizzazione del festival a tema LGBTQI Orlando, dall’anno della sua fondazione ad oggi, perché crediamo fermamente nella potenza culturale rivoluzionaria di questo festival.

Oltre al contributo del Gruppo scuola di Bergamo contro l’omofobia all’interno del percorso dedicato agli istituti scolastici superiori, Essere (se stessi) o non essere, grazie al quale abbiamo incontrato e incontreremo migliaia di studenti per confrontarci con loro su temi legati alla discriminazione per orientamento sessuale e identità di genere, quest’anno collaboreremo con Orlando anche attraverso una video contest.

In occasione della quarta edizione di Orlando – identità, relazioni, possibilità che si terrà dal 14 al 21 maggio 2017 presso l’Auditorium Piazza Libertà, Laboratorio 80 e Bergamo Contro l’Omofobia promuovono un contest per la realizzazione di un breve video: 60 secondi per mostrarci una relazione (im)possibile, un punto di vista personale che dia corpo, luce, movimento, parola a un’idea, un vissuto, un desiderio legato al tema portante di questa quarta edizione: le relazioni.

Link al regolamento completo e al modulo elettronico di iscrizione 

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Bergamo contro l’omofobia sta entrando nel suo ottavo anno di attività. E ha bisogno di voi.
Se questa associazione esiste dal 2009 è grazie a tutti i volontari e a tutte le volontarie che hanno reso possibile la sua crescita nel corso degli anni, a chi ci ha regalato il proprio tempo e le proprie competenze con lo scopo di migliorare la città, di renderla un posto un po’ più accogliente per tutti/e.
Ed è anche grazie alla costante autocritica e capacità di metterci in discussione che siamo riusciti/e a fare tutto ciò che abbiamo fatto e continuiamo a fare, ma adesso è giunto il momento che sia la città a dirci quali strade imboccare e quali percorsi seguire, consci/e del fatto che il nostro lavoro non si è esaurito con l’approvazione delle unioni civili ma che tanti passi, ancora, sono in attesa di essere fatti.
La nuova presidenza e il nuovo direttivo sono solo due dei tanti cambiamenti messi in atto dall’associazione, che ha deciso di aprirsi alle idee e alle esigenze di chiunque abbia qualcosa da dirle, dando vita a un percorso tematico che entra nel merito della storia dell’associazione e delle azioni messe in campo dal 2009 a oggi e lascia uno spazio vuoto e interattivo ai cittadini e alle cittadine di Bergamo affinché lo riempiano di contenuti e suggestioni.
Ma ai cittadini e alle cittadine di Bergamo, a prescindere dal loro orientamento sessuale, identità di genere o etnia, chiediamo anche qualcosa.
Vi chiediamo di essere partecipi del cambiamento che desiderate vedere e regalare ai vostri amici e alle vostre famiglie, di mettere a disposizione quel che potete offrire e di abbracciare la responsabilità di essere soggetti attivi in grado di trasformare criticità in punti di forza, senza più delegare a terzi impegno e voglia di fare.
In tutti questi anni non vi abbiamo mai lasciati/e soli/e. Ora vi chiediamo di non lasciare soli/e noi.
Siamo qui. E vogliamo che siate qui anche voi, proprio accanto a noi.

Monica Cirinnà, la senatrice prima firmataria della legge sulle Unioni Civili, è stata ospite a Stezzano su invito dei Giovani Democratici per festeggiare la vittoria del ricorso al TAR di Rete Lenford relativo alla relegazione dell’unione civile di una coppia gay in un ufficio dismesso del Comune di Stezzano (fondamentalmente uno sgabuzzino). Noi ringraziamo Monica Cirinnà per il risultato ottenuto e la dura battaglia che ha dovuto sostenere contro la peggior omofobia istituzionalizzata che il nostro paese abbia mai conosciuto – ricorderemo tutt@ le eletrizzanti esternazioni di gente come Giovanardi e di mezzo Parlamento italiano… Ma ci sentiamo in dovere di scrivere due righe in merito alla situazione attuale dei diritti civili in Italia, perché abbiamo la sensazione che molti/e, troppi/e, non si rendano conto di tutto il lavoro che ancora c’è da fare.
La legge Cirinnà è stata ripetutamente oggetto di mostruosi tagli e modifiche, frutto di compromessi al ribasso in cerca delle larghe intese che si sono ripercossi unicamente sulla dignità delle persone lesbiche, gay e transgender e sui loro bambini. Il violento stralcio della stepchild adoption – l’unico articolo, seppur imperfetto, che avrebbe potuto garantire minimi diritti ai minori nati e/o cresciuti all’interno di una coppia omosessuale – ha lasciato senza diritti centinaia di migliaia di minorenni.
Vogliamo poi parlare della legge contro l’omo-transfobia? Dopo la bocciatura del maldestro testo di Scalfarotto, l’aggravante per reati e discorsi d’odio non è stata estesa a tutela delle persone LGBTQI, che da anni attendono uno strumento giuridico valido per tutelarsi da bullismo, mobbing sul lavoro e violenza psicologica e fisica motivati da orientamento sessuale e identità di genere. Marcello e Michele, i due ragazzi picchiati a sangue fuori da una nota discoteca gay milanese qualche giorno fa, sono solo le ultime vittime della totale assenza di tutele giuridiche per chi ha commesso il terribile peccato di nascere omosessuale, trans o intersessuale vivendo serenamente e alla luce del sole la propria vita.
E se alle associazioni LGBT nazionali che dopo l’approvazione delle unioni civili sono andate a sposarsi unirsi civilmente sparendo dalla scena sta bene così, per noi questo non è sufficiente. Le nostre sorelle e i nostri fratelli trans vengono ancora quotidianamente umiliate e umiliati da una legge, quella della rettifica anagrafica, vergognosa e indegna, che all’alba del 2017 considera ancora la disforia di genere una patologia e che obbliga le persone transgender all’operazione di ri-attribuzione del sesso biologico per poter ottenere la rettifica del nome anagrafico.
Per non citare poi le mutilazioni genitali che sono costrette a subire le persone intersessuali, il cui sesso biologico viene arbitrariamente scelto da terzi alla loro nascita, senza tenere conto della reale identità di genere del bambino/a. Una legge che viola i diritti umani e che chiaramente va cambiata, ma la cui modifica a quanto pare non sembra nemmeno essere lontanamente contemplata.
Si “unisca civilmente” (e guai a chiamarlo matrimonio!) chi vuole unirsi civilmente, e continui a lottare per la piena uguaglianza chi non è soddisfatto di una legge a metà, frutto di compromessi sulla dignità delle persone e dei loro figli. La Cirinnà non è l’obiettivo, né la conclusione. E’ solo un piccolo passo. Abbiamo appena cominciato!

Rainbow Silent Disco!

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Con l’approvazione delle unioni civili la comunità lesbica, gay, bisessuale e transgender ha ottenuto una vittoria, seppur parziale, che finalmente ne riconosce la dignità di fronte alla legge. Nonostante gli obiettivi da raggiungere siano ancora tanti – in primis l’approvazione di una legge contro l’omo-transfobia e quella a tutela delle persone intersessuali, la tutela dei figli nati in coppie LGT e la modifica alla legge per la riassegnazione del sesso biologico – il primo passo è stato fatto.
Per questo oggi siamo in piazza a ballare e vi invitiamo a unirvi a noi!
Celebriamo insieme la libertà, i diritti e l’uguaglianza, alla faccia di chi ci vorrebbe morte, di chi ha combattuto con tutte le sue forze per privarci del sacrosanto diritto alla felicità: le stesse persone che ora si trovano a pochi metri da noi, la stessa manciata di persone che, imperterrite, continuano a sfidare il progresso verso la piena parità con il loro disperato messaggio di odio.
Oggi abbiamo scelto di rispettare la loro sconfitta facendo nostro lo strumento del silenzio, senza però rinunciare a divertirci, a ballare e a stare in movimento, perché questo è ciò che appartiene alle persone vive, che hanno qualcosa da dire e qualcosa per cui continuare a lottare.
Perciò che aspettate? Mettete le cuffie, preparate gli scaldamuscoli e sintonizzatevi sulla nostra playlist: la silent disco più queer di Bergamo invaderà piazza Pontida!

COSA PORTARE
– Un paio di cuffie
– Uno smartphone
– Tanti colori

Bergamo contro l’omofobia
Arcilesbica Bergamo
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RompiamoilSilenzio Bergamo

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COMUNICATO

A sole un paio di settimane dagli atti vandalici subiti dai graffiti contro l’omo-transfobia realizzati in via Corridoni, ci troviamo nuovamente a dover denunciare un increscioso e intollerabile episodio di violenza – questa volta anche fisica – dal sapore squadrista compiuto ai danni di Fabio e Almir, gestori del Macondo Biblio Cafè di via Moroni a Bergamo.

Sorpresi al buio nel civico adiacente al locale in via Moroni per riattivare la corrente elettrica saltata all’interno del bar, Fabio e Almir sono stati ripetutamente percossi con oggetti contundenti al volto e al corpo da due uomini – già identificati e denunciati alle forze dell’ordine – al grido “terrone di merda, boliviano di merda, locale di froci e di negri di merda”.

In cerca di un luogo aperto in cui fare le nostre riunioni associative, abbiamo trovato in Macondo una seconda casa, un posto accogliente e ricco di cultura dove ci siamo sentiti subito accolti e in famiglia. Pertanto non possiamo esimerci dal condannare duramente questa violenza carica di odio e livore razzista e omofobo.

Macondo è un luogo di pace e condivisione, che opera nel pieno rispetto del vicinato e della città, unico nel suo genere in quanto combina la passione letteraria con quella della convivialità, costituendosi come uno dei pochi luoghi di Bergamo – se non addirittura l’unico – aperti a qualsiasi tipo di pubblico e iniziativa culturale, musicale e sociale.

Certi che proprietario, gestori e clientela non si faranno intimidire da questo triste e vile episodio, vi invitiamo a rendere Macondo sempre più vivo e frequentato, ad arricchirlo sempre più di differenze e dialogo, di cultura e di movimento, di risate e di gioia, di dibattiti e di eventi di ogni tipo, alla faccia di chi attraverso aggressioni di stampo neofascista pensa di incutere paura o di arrestare la sensibilizzazione culturale che Macondo opera nel contesto bergamasco dal suo primo giorno di apertura.

Ricordiamo infine al quotidiano locale che si è occupato della diffusione della notizia che omettere volutamente lo stampo ANCHE omofobo dell’aggressione – che riecheggia nelle parole di Fabio – non fa altro che fare lo sporco e squallido gioco di chi ha urlato “locale di froci di merda” al titolare. Questa omertà complice non fa di certo onore all’onestà intellettuale di chi dovrebbe informare in modo limpido i cittadini. E un flebile accenno generico a chiusura dell’articolo non giustitifca in alcun modo una tale scelta giornalistica.

Riportiamo di seguito la testimonianza dell’aggressione ed esprimiamo tutta la nostra solidarietà e vicinanza a tutto lo staff di Macondo.

Car* amic* di Macondo biblio cafè, essendo ormai trascorsi alcuni giorni, voglio raccontarvi quanto avvenuto…

L’episodio accaduto a me e allo staff di Macondo è vile e assurdo.

Non mi riferisco a nessuna sigla politica in particolare, né a Bergamo e ai bergamaschi, in generale, alla cui accogliente comunità questo brutto episodio arreca disonore.

Si tratta di un caso di esecrabile razzismo perpetrato da singole persone.

Alle ore XXXX del giorno XXX maggio 2016, veniva a mancare l’energia elettrica del locale “Macondo” sito in via Moroni 16. Dopo aver controllato che i differenziali elettrici presenti all’interno del locale stesso fossero in posizione di apertura, prendo le chiavi del civico 14 sempre in via Moroni dove è presente il contatore dell’energia elettrica, per riattivare il tutto.

Nel fare questo, essendo il civico molto buio e con un timer della luce di breve durata, chiedo al mio dipendente Almir San Martin di accompagnarmi per far luce con la torcia del suo cellulare. Mi reco con il signor San Martin all’interno del civico 14: qui trovo la porta di chiusura del mio vano contatore forzata e non il differenziale ma la levetta del contatore centrale in posizione di chiusura.

Pertanto alzo la levetta per ripristinare l’energia elettrica all’interno del locale e chiudo quel che resta dello sportello del vano contatore.
In quel preciso istante si avventano verso di me e contro il signor San Martin due persone con un cane.

Ad un prima aggressione verbale ad alta voce, riferibile anche da numerosi passanti in strada che hanno depositato testimonianza, è seguita un’ aggressione di tipo razziale: sono riportabili e bene impresse le seguenti espressioni tutte pronunciate ad alta voce : “ terrone di merda, boliviano di merda, locale di froci e di negri di merda” .
Segue una seconda aggressione con percosse ed oggetti contundenti ai nostri danni.

Come da referto ospedaliero, sono stato colpito al naso da un forte colpo con delle conseguenti abrasioni e rottura del setto nasale dal più giovane dei due aggressori. Tale signore brandiva un oggetto contundente con il quale mi ha sferrato il colpo sul naso. Il colpo è precisamente refertato dal ps. dell’ospedale Giovanni XXIII. Successivamente, i due aggrediscono il signor San Martin con un passeggino per bambini e con colpi al volto ed ad una gamba. Il tutto con una durata di 2 o 3 minuti.

Nel frattempo attirato dalle urla dei passanti all’esterno del palazzo un inquilino del civico 14 apre il portone via citofono e riusciamo ad uscire fuori io ed il signor San Martin.

All’esterno i due continuano ad inveire e minacciare me ed al signor San Martin, fino all’arrivo della Polizia e dell’Ambulanza chiamate da altri dipendenti di Macondo, il tutto con ampia prova testimoniale di più persone.

Infine uno dei due aggressori ha cercato di aggredire il sig San Martin perfino nell’atrio delle ambulanze del pronto soccorso dell’ospedale Giovanni XIII…

Siamo disgustati e amareggiati, perché noi di Macondo facciamo eventi pacifici e culturali, che escludono nel modo più assoluto ogni forma di violenza, razzismo e omofobia.

La legge farà il suo corso.

Sicuri del vostro affetto, vi invitiamo a supportarci e sostenerci come avete sempre fatto.

Con affetto: Fabio Iavarone e tutto lo Staff di @Macondo biblio cafè.

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La terza edizione di Orlando – identità / relazioni / possibilità,  il festival LGBTQ bergamasco organizzato da Lab80 in collaborazione con le associazioni locali, è alle porte.
Da venerdì 13 a martedì 17 maggio (Giornata internazionale contro l’omo-transfobia) il pubblico avrà la possibilità di assistere a film in anteprima (La belle saison, Gesù è morto per i peccati degli altri, Elephant Song, The Chambermaid Lynn, Gayby Baby, Irrawady mon amour) e cult (Comizi d’amore di Pasolini, Beginners di Mills, The Naked Civil Servant di Gold) spettacoli teatrali e di danza e a eventi culturali di ogni tipo, che spazieranno dalle letture dedicate ai bambini (Leggere senza stereotipi: piccolo uovo e altre storie) alle performance di strada dell’artista Silvia Gribaudi.

L’offerta di Orlando è talmente vasta da adattarsi a ogni tipo di pubblico e ha il pregio di decostruire con intelligenza, grazia e ironia gli stereotipi che gravitano intorno al mondo LGBTQ, permettendoci di sperimentare uno sguardo più acuto, attento e critico su queste tematiche.

Il tema centrale di questa edizione sarà il corpo, strumento a disposizione dell’individuo ma anche soggetto carico di identità, in grado di muoversi liberamente nello spazio e nel tempo, come ci insegna Virginia Woolf nel suo Orlando, da cui il festival stesso prende il nome.

Particolare attenzione sarà dedicata quest’anno ai ragazzi e alle ragazze delle scuole di Bergamo: circa 750 studenti incontreranno infatti l’associazione Bergamo contro l’omofobia e il centro Isadora Duncan per intrattenere un dibattito sul senso dei concetti di maggioranza, minoranza e condivisione, partendo dallo stimolo visivo del film Pride. 

Orlando sarà anche l’occasione per presentare in anteprima alcuni estratti dei laboratori teatrali “Figli maschi” e “Figlie femmine”, condotti da Lucio Guarinoni: la performance E’/non è, frutto della riflessionesulle molteplici sfumature del maschile e del femminile, coinvolgerà infatti ragazzi e ragazze di 13 anni che si interrogheranno su questi grandi temi, per la prima volta di fronte a un pubblico.

Non ci resta che ricordarvi che presentando la tessera di Bergamo contro l’omofobia avrete diritto alla riduzione del biglietto di ingresso.
Buona visione e buon Orlando a tutti/e!

info, programmazione e prezzi di ingresso: http://lab80.it/orlando

Un grazie speciale, carico di stima e orgoglio, a Mauro.

L’ARTE CHE FA PAURA

Comunicato

Il giorno 25 aprile 2016 tre artisti bergamaschi hanno realizzato tre murales contro l’omo-transfobia per conto dell’associazione Bergamo contro l’omofobia. I graffiti in questione erano risultati vincitori in occasione del concorso indetto durante la sesta edizione del torneo di calcio a 7 Scendi in campo contro l’omofobia e, tra i premi, era stata appunto promessa la realizzazione degli stessi sui muri della città. Muniti di regolari permessi comunali, il 25 aprile – data non casuale, dato che si tratta della festa della liberazione d’Italia dal regime fascista – Wiz Art, Shoes Arts e GB Leoni hanno realizzato le loro opere in via Corridoni, per conto dell’associazione.
Oggi, domenica 8 maggio, siamo costretti a segnalare che i graffiti sono stati vandalizzati da ignoti.
La spesa investita nella realizzazione dei pannelli e successivamente dei murales è costata una cifra considerevole alle casse dell’associazione, fondi raccolti grazie al contributo dei partecipanti al torneo dell’anno scorso e a tutte le persone di buon cuore che con le loro offerte hanno aiutato e aiutano Bergamo contro l’omofobia, associazione di promozione sociale senza scopo di lucro, a realizzare i suoi progetti destinati alla cittadinanza.

Consapevoli che l’arte di strada è soggetta a un costante mutamento, ci aspettavamo che l’ignoranza e la paura colpissero di notte, incappucciate, senza essere seguite da una rivendicazione e un dibattito aperto e argomentato. Forse non ci aspettavamo però che il danno arrivasse addirittura prima che i graffiti stessi fossero ultimati. Questo fatto – oltre alle precedenti vandalizzazioni che hanno colpito le opere del writer bergamasco Il Baro e, ancora una volta, di Wiz Art, solo perchè rappresentavano un messaggio antirazzista e contro la violenza sulle donne – sottolinea con ancor più veemenza la necessità che sempre più messaggi contro l’omo-transfobia riempiano le vie, le piazze e i luoghi della città di Bergamo, costantemente ferita da intransigenti estremisti che hanno il coraggio di agire solo a volto coperto.

Ciò dimostra infine l’enorme lavoro che ancora bisogna fare in questa città, nonché il fatto che il nostro compito, da 7 anni a questa parte, a quanto pare non si è ancora esaurito, perché una cultura della non discriminazione è sempre più necessaria in risposta a eventi del genere.

Esprimiamo tutta la nostra solidarietà agli artisti le cui opere sono state rovinate e invitiamo la cittadinanza a fare lo stesso. Per quel che ci riguarda, continueremo la nostra battaglia con ancor più tenacia e determinazione, perché non è certo un po’ di censura dal volgare sapore neofascista a farci paura.

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L’associazione Bergamo contro l’omofobia è lieta di invitarvi alla settima edizione del torneo di calcio a sette Scendi in campo contro l’omofobia, che si terrà domenica 5 giugno dalle 9 alle 19.00 presso il centro sportivo Don Bepo Vavassori di Bergamo.

Anche quest’anno la manifestazione ha ottenuto il patrocinio del Comune di Bergamo e del Tavolo permanente contro l’omofobia.

Il torneo inoltre chiuderà il festival queer Divers@ da chi?, che si svolgerà presso il Pacì Paciana durante tutta la settimana, e che ha visto la collaborazione delle due realtà.

Il torneo è aperto sia a squadre femminili che maschili, per potersi iscrivere è sufficiente mandare una mail all’indirizzo bergamocontrolomofobia@yahoo.it specificando il nome della propria squadra e se è maschile o femminile. Il costo di iscrizione è di 60 euro a squadra e, insieme al resto del ricavato del torneo, andrà a coprire le spese organizzative della giornata e gli eventi futuri dell’associazione. (scadenza iscrizioni: 20 maggio).

In questa occasione premieremo i racconti vincitori del concorso letterario Coming Out: forse non tutti sanno che…, con relativa consegna dei premi e letture dal vivo. Vi invitiamo a prendere visione del regolamento e a partecipare! (scadenza: 24 maggio).

Tra gli ospiti della giornata ci saranno le Crimson Vipers, la squadra bergamasca di Roller Derby, che presenteranno il docufilm In the Turn. Seguirà dibattito aperto.

Oltre alle realtà già citate, potrete interfacciarvi con le altre associazioni del territorio, presenti con stand e attività per tutti i gusti. Tra le altre ci sarà la LAV, con la quale stiamo collaborando per il progetto Molte razze una sola specie.

Servizio bar, punto ristoro e musica attivi per tutto il giorno.

Impossibile mancare, vi aspettiamo!

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Siamo lieti di invitarvi alla terza edizione del festival LGBTQI Divers@ da chi? organizzato dal c.s.a. Pacì Paciana in collaborazione con Bergamo contro l’omofobia.

Dal 31 maggio al 5 giugno si alterneranno realtà del territorio e non, spettacoli teatrali, dibattiti, incontri, spazi gioco e aggregativi, karaoke, tornei di calcio balilla e appuntamenti culturali, culinari e ludici, che termineranno proprio domenica 5 giugno, in occasione del nostro torneo di calcio a sette Scendi in campo contro l’omofobia, giunto ormai alla sua settima edizione.

Madrina del festival sarà l’attore, conduttore radiofonico, scrittore e comico

FABIO CANINO!

Di seguito il programma dettagliato:

⚥ Martedì 31 maggio
Ambrosia presenta ANA-SUROMAI
Mostra fotografica e laboratorio creativo
Evento gratuito

⚥ Mercoledì 1 giugno
TANGAY – tango queer argentino
Laboratorio di tango a numero chiuso (max 40 persone)
Info e prenotazioni: ballolibero@anche.no
Evento gratuito

⚥ Giovedì 2 giugno
BERGAMO RAINBOW
Torneo di biliardino e Karaoke con Laura Fagioli
Info e prenotazione: balilla@anche.no
Costo a squadra: 5€

⚥ Venerdì 3 giugno
Ore 19
IL PORCO AL LAVORO
Presentazione del libro “Toglimi le mani di dosso”
di Olga Ricci
c/o Macondo bibliocafe, via Moroni 16 Bergamo
Evento gatuito

Ore 23
LA ROBOTERIE
Techno queer project
Ingresso: 5€

⚥ Sabato 4 giugno
Never Ending Saturday
giornata di incontri, dibattiti, spettacoli e musica

➽ Ore 14:30
Apertura cancelli

➽ Ore 15
IL GIOCO DEL RISPETTO
“Pari o dispari? Il gioco del rispetto” è un progetto voluto da un gruppo di lavoro privato, fortemente convinto dell’importanza di anticipare il più possibile l’insegnamento al rispetto di genere.

➽ Ore 15:30
PARIQUAL
Equal Opportunity games: giochi per crescere bambine e bambini consapevoli delle differenze e delle pari opportunità.

➽ Ore 16:00
PLUS ONLUS
La prima organizzazione italiana di persone LGBT sieropositive.

➽ Ore 16:30
Rete Lenford e Famiglie Arcobaleno
L’Avvocatura per i diritti LGBTI discuteranno con noi il progetto di genitorialità insieme all’associazione Famiglie Arcobaleno.

➽ Ore 17
AIUTO DONNA
Presentazione del Progetto Scuola

➽ Ore 17.30
WHAT IS PRIVILEGE?
Un laboratorio di riflessione sui privilegi, per persone “coraggiose”.

➽Ore 20
CENA AFRODISIACA
a cura dell’Osteria Lo Strozzapreti
Prenotazione: afrodisiaca@anche.no
Costo: 13€

➽ Ore 21:30
“MI CHIAMO EGON: diario di un transessuale”
di Egon Botteghi e Laura Rossi con Laura Rossi
Monologo teatrale
Ingresso: 3€

➽ Ore 23:30
Pink Violence Squad
I padrini della musica trash orobica…
Ingresso: 3

⚥ Domenica 5 giugno
VII edizione “SCENDI IN CAMPO CONTRO L’OMOFOBIA”
Torneo di calcio a sette maschile e femminile
info e prenotazioni: bergamocontrolomofobia@yahoo.it
—————————————————-

Tutti i giorni alle 19 aperitivo mangereccio ad offerta libera

Sabato 4 giugno
dalle 15.30
SPAZIO GIOCO e proiezione gratuita di KUNG FU PANDA 3
BANCHETTI INFORMATIVI e vendita GADGET

Ad esclusione degli eventi indicati, la programmazione si svolgerà presso il c.s.a. Paci Paciana, via Mario Cermenati (ex via Grumello 61/c) Bergamo.

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Divers@ da chi? Il Festival LGBQT bergamasco, alla sua terza edizione, aprirà le porte il 31 maggio e si chiuderà il 5 giugno. 6 giorni per dibattere, dialogare, confrontarsi, mettersi in gioco, ridere, bere, mangiare, ballare, cantare, riflettere, approfondire.

Sei giorni in cui si alterneranno, nello spazio del C.S.A. Pacì Paciana, numerose realtà che porteranno il loro contributo in ambito di diritti. In una società dove parità e rispetto sono solo costrutti teorici o privilegi per pochi, sentiamo il bisogno di continuare il cammino impervio della decostruzione dell’eteronormatività. Le etichette sono abiti stretti per i nostri corpi e le nostre identità. Vogliamo avere il diritto di scegliere chi essere e cosa essere, liberamente, senza pregiudizio alcuno.

Quest’anno indagheremo il tema dell’educazione, in ogni suo ambito e in ogni sua forma.
Quando la politica contribuisce a dilatare le disparità, quando gli organi scolastici, negando spazi di confronto, permettono ad omofobi, sessisti e razzisti di agire indisturbati il loro odio, quando la genitorialità diventa l’emblema del binarismo, avente diritto di delega sulle questioni affettive/sessuali, è necessario fermarsi e ripartire dalle basi.
Educare al rispetto, alla dignità, alla parità, ai sentimenti, alle emozioni, alle differenze, all’affettività.
L’educazione passa attraverso il linguaggio, non solo verbale, attraverso il gioco, attraverso i piccoli gesti quotidiani.
Passa attraverso la scuola, la famiglia, l’ambito lavorativo, lo sport.

Ci mettiamo in gioco continuamente, ogni giorno.
La nostra è una lunga lotta quotidiana, fatta di piccoli gesti, semplici.
Noi, non abbiamo paura!

In che modo è possibile – se possibile – coniugare la lotta per l’autodeterminazione del corpo e del diritto umano con quella per la difesa degli animali? Quali connessioni esistono tra sfruttamento umano e animale? Come è possibile abbattere i muri del pregiudizio che allontanano animali umani (razzismo, omofobia, antisemitismo, misoginia) e animali non umani (specismo)?

Rifletteremo su queste domande insieme a LAV Bergamo nel corso di un ciclo di incontri dal titolo Molte razze, una sola specie.

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Come da locandina, gli incontri spazieranno dalla situazione palestinese alla detenzione umana (carcere) e animale (allevamento intensivo), fino ad arrivare alla condivisione di esperienze personali di discriminazione dal punto di vista di chi le vive sulla propria pelle quotidianamente: chi si converte all’Islam, chi è rom, chi ha dovuto migrare, chi è stata colpita perchè donna, chi è stat@ emarginato perchè transgender, chi è stat@ offeso perchè queer o omosessuale. Il tutto condito da cene etniche e musica balcanica.

Dall’altra parte si cercherà di decostruire insieme i pregudizi che si trovano alla base delle ostilità che spesso caratterizzano il mondo vegan (e talvolta anche antispecista in generale) nei confronti delle minoranze umane.

Critica decostruzionista queer e antispecismo: quali connessioni?

L’antispecismo viene definito come “un movimento filosofico, politico e culturale che si oppone allo specismo, all’antropocentrismo e all’ideologia del dominio. Come l’antirazzismo, l’antispecismo rifiuta la discriminazione arbitraria basata sulla presunta diversità razziale umana; esso respinge quella basata sulla specie e sostiene che la sola appartenenza biologica ad una specie diversa da quella umana non giustifichi eticamente il diritto di disporre della vita, della libertà e del lavoro di un essere senziente” (fonte: anarcopedia).

In questi ultimi anni l’antispecismo sta diventando sempre più parte integrante del discorso decostruzionista queer e femminista, grazie all’apporto critico di Rahbek Simonsen, Adams e Botteghi, tra altr*.

Rahbek scrive:

Veganismo e teoria queer sono compagni di strada, poiché entrambi sviluppano una critica alle spinte sociali normalizzanti.

I queer e i vegani ri-assegnano o negano schemi di esistenza che, nella maggior parte dei casi, dipendono dalla corporeità, che viene depotenziata e sottoposta alla presa di classificazioni sociali e culturali che decidono che cosa un ‘buon’ corpo debba fare, come debba apparire e che cosa debba desiderare.

L’alleanza fra queer e vegan proposta da Simonsen non è un semplice matrimonio di interesse o una sintesi superficiale tra istanze di cambiamento: si tratta, al contrario, di un rapporto da perseguire fino alla deflagrazione delle architetture su cui l’umano si è eretto. Qui è in gioco, né più né meno, il compito di destabilizzare l’idea stessa di categoria, a partire dallo scandalo che si realizza ogniqualvolta una persona si rifiuta di cibarsi di animali o di sottostare alle regole di genere, dichiarandosi in tal modo una forma-di-vita critica e creativa. I risultati di queste prese di posizione è dirompente proprio perché non mirano alla costituzione di nuove identità ‘forti’ (‘il vegano’, ‘il queer’), ma alla produzione di soggetti fluidi, complessi, e – per definizione – in divenire. In altre parole, ‘queer non è soltanto un’altra identità che può essere aggiunta a una lista di ordinate categorie sociali, né la somma quantitativa delle nostre identità. Piuttosto, è la posizione qualitativa di opposizione alle rappresentazioni di stabilità – un’identità che problematizza i limiti gestibili dell’identità. Queer è un territorio di tensione, definito contro la narrativa del patriarcato bianco-etero-monogamo, ma anche in base a un’affinità con tutti coloro che sono marginalizzati, oppressi e considerati l’Altro. (Anonymous Bastards, 2011)

Impariamo a mangiare secondo modalità che prevedono un addestramento all’insensibilità verso la tortura fisica e psicologica, il dolore, la paura e l’uccisione degli animali non umani.’ (Dell’Aversano). Ciononostante, dal punto di vista della società carnivora dominante, il veganismo è considerato strano, anzi queer. Diventare vegani è una risposta diretta ai meccanismi retorici della società antroponormativa ed è quindi indissociabile dai più recenti sviluppi (o riformulazioni) della teoria queer.”
Lo straniamento (queering) del veganismo implica ‘un incessante scardinamento di ciò che viene dato per scontato e la sistematica violazione di ciò che è considerato familiare.’ (Giffney e Hird).

L’aspetto così radicalmente disturbante del veganesimo queer è la sua capacità di ‘provocare infelicità rivelando le cause della stessa’ (Ahmed). Rifiutando i prodotti di origine animale, rendiamo più difficile agli altri ignorare ciò su cui si fonda il loro appagamento culinario: la brutalità dell’industria di sfruttamento degli animali e la loro complicità nella morte di milioni di non umani. Non è facile rimanere felici una volta posti di fronte a tale soverchiante sofferenza. Diventare vegani significa imparare, dovunque e sempre, a sfidare e a negare le norme dell’antropocentrismo.

Le relazioni tra politica e pratiche machiste e profondamente misogine, nonchè il calzante parallelismo tracciato tra sfruttamento animale e sfruttamento del corpo della donna, si possono rintracciare nel discorso critico della statunitense Carol J. Adams.

Di seguito un esempio della “politica sessuale della carne”:

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Per approfondire:

Relazioni o dominio? La convivenza tra le specie – Egon Botteghi, Intersexioni

Il potenziale queer del veganismo – Egon Botteghi, Intersexioni

Manifesto queer vegan, Rahbek Simonsen

The Sexual Politics of Meat, Carol J. Adams

concorso letterario

L’associazione Bergamo contro l’omofobia, in collaborazione con Sguazzi ONLUS, lancia un concorso letterario dal titolo Coming Out: forse non tutti sanno che…, destinato a chiunque voglia cimentarsi con l’arte del racconto.

L’idea del concorso nasce in seguito alla collaborazione tra Bergamo contro l’omofobia e Sguazzi iniziata nel 2015 in occasione della sesta edizione del torneo ci calcio a sette Scendi in campo contro l’omofobia e poi proseguita con il torneo di pallavolo del Campino, organizzato da Sguazzi. I fondi raccolti dall’associazione sono stati infatti destinati a Bergamo contro l’omofobia in forma di finanziamento del suddetto concorso letterario.

La ciclicità del progetto frutto di questa bellissima collaborazione sarà suggellata domenica 5 giugno, proprio in occasione della settima edizione di Scendi in campo contro l’omofobia, giorno in cui consegneremo i premi ai vincitori/vincitrici e leggeremo alcuni dei racconti in gara.

Che vinca il migliore/la migliore!

Concorso letterario

Coming Out: forse non tutti sanno che…

REGOLAMENTO

Art.1 – PROMOTORI

L’associazione di promozione sociale Bergamo contro l’omofobia in collaborazione con Sguazzi ONLUS istituisce un concorso di scrittura amatoriale per racconti brevi da titolo e tema Coming Out: forse non tutti sanno che…

Art. 2 – PARTECIPANTI

Il concorso è aperto a chiunque voglia prenderne parte, senza limiti di età.

Art. 3 – QUOTA DI PARTECIPAZIONE

L’iscrizione al concorso è completamente gratuita.

Art. 4 – ELABORATI

I partecipanti potranno presentare un solo elaborato di loro produzione e rigorosamente inedito. La lunghezza dei testi non dovrà superare le tre pagine Word/Open Office e i racconti dovranno essere redatti con carattere Times New Roman corpo 12. Il testo dovrà pertanto essere prodotto esclusivamente su supporto elettronico. I testi cartacei verranno esclusi dal concorso a priori.

Art. 5 – TEMA DEL CONCORSO

Nel mondo LGBT il coming out viene definito come il momento in cui la persona lesbica, gay o trans comunica a genitori, parenti, amici e/o colleghi la propria omosessualità o il proprio transgenderismo. Pertanto il coming out è spesso considerato un momento molto delicato, in quanto la persona che lo fa non può conoscere con esattezza la reazione che i suoi cari possono avere di fronte a tale dichiarazione, talvolta inaspettata.

Partendo da questo concetto, il tema del concorso è da intendersi in senso più vasto e generale: il coming out come rivelazione di qualcosa di sé che gli altri non sanno.

L’elaborato potrà pertanto essere autobiografico o di fantasia, in base all’interpretazione personale del tema proposto.

Art. 6 – MODALITÀ DI PARTECIPAZIONE

Ogni testo dovrà indicare nome e cognome dell’autore/autrice, un recapito telefonico e un indirizzo email e dovrà essere spedito all’indirizzo bergamocontrolomofobia@yahoo.it

Art. 7 – SCADENZA

Il racconto dovrà tassativamente essere inviato all’indirizzo soprastante entro e non oltre il 24 maggio 2016 ore 12.00. I testi pervenuti successivamente non verranno presi in considerazione.

Art. 8 – VALUTAZIONE

Tutti i lavori saranno sottoposti al giudizio di una giuria nominata dai promotori del concorso. La giuria determinerà una classifica basandosi sulla propria sensibilità artistica ed umana, in considerazione della qualità dello scritto, dei valori dei contenuti, della forma espositiva e dell’attinenza con il tema del racconto. Il giudizio della giuria sarà inappellabile ed insindacabile. I vincitori saranno informati attraverso una chiamata al numero di telefono indicato oppure con una email.

Art. 9 – PREMIAZIONE

La proclamazione dei primi tre classificati e la consegna dei premi avranno luogo nell’ambito della manifestazione sportiva SCENDI IN CAMPO CONTRO L’OMOFOBIA – VII EDIZIONE, che si svolgerà presso il centro sportivo Don Bepo Vavassori DOMENICA 5 GIUGNO 2016, dalle ore 9 alle ore 19.00. I vincitori verranno previamente contattati e allertati dall’associazione promotrice.

Art. 10 – PREMI

1° classificato/a: buono libreria del valore di 70 euro presso libreria Incrocio Quarenghi.

2° classificato: due carnet da 5 ingressi l’uno presso Auditorium Lab80, da attivare previo tesseramento (a carico dell’associazione Bergamo contro l’omofobia) a partire da settembre 2016 e della durata di un anno (scadenza settembre 2017).

3° classificato: buono aperitivo per 4 persone presso Macondo Biblio Cafè, via Moroni 16, Bergamo.

Inoltre, i racconti che susciteranno particolare interesse nella giuria saranno trasformati in letture espressive e/o piccoli spettacoli teatrali che verranno portati in scena nel corso di manifestazioni e incontri a cura dell’associazione Bergamo contro l’omofobia.

I premi dovranno essere ritirati personalmente dai vincitori, o, in caso di forzato impedimento, da comunicare e giustificare preventivamente alla segreteria organizzativa, da persona da loro designata e in possesso di una delega firmata.

Art. 11 – DIRITTI D’AUTORE

Gli autori, per il fatto stesso di partecipare al concorso, cedono il diritto di pubblicazione al promotore del concorso senza aver nulla a pretendere come diritto d’autore. I diritti rimangono comunque di proprietà dei singoli autori.

Art. 12 PUBBLICITÀ

Il concorso e il suo esito saranno opportunamente pubblicizzati attraverso la stampa ed altri media.

Art. 13 – VINCOLI

La partecipazione al concorso implica l’accettazione integrale del presente regolamento, senza alcuna condizione o riserva. La mancanza di una sola delle condizioni che regolano la validità dell’iscrizione determina l’automatica esclusione dal concorso letterario.

L’associazione promotrice:

Bergamo contro l’omofobia

bergamocontrolomofobia@yahoo.it

www.bergamocontrolomofobia.wordpress.com

tel. 3482829545

in collaborazione con:

Sguazzi ONLUS

Corpi incazzati

ddl

Permesso, per favore.

Queste sono state le parole che per 30 anni abbiamo ripetuto ai nostri genitori, ai nostri parenti, ai nostri amici, ai nostri vicini di casa, ai nostri datori di lavoro, ai nostri parlamentari, chiedendo loro il permesso e il favore di esistere, defilati, silenziosi, in un angolino, senza recargli troppo disturbo o fastidio. Ed è la stessa identica cosa che stiamo facendo oggi con il DDLCirinnà, nella speranza di riuscire a beccare dalle mani di qualche senatore illuminato qualche briciola di dignità sociale e personale, lasciandoci sottomettere da un atteggiamento paternalistico e ambiguo, tipico di colui che mentre ti dà la pacca sulla spalla ti dice “Ci hai creduto veramente a sto giro, frocio di merda?”.

Ed è vero. Ci abbiamo creduto tutti e tutte a sto giro, quindi l’ennesimo colpo basso – seppur non del tutto inaspettato – ci ha messo al tappeto. Siamo diventati e diventate la merce di scambio di una tratta al ribasso che allieta tristi siparietti politici anacronistici, che oltre a non rappresentare il sentire comune europeo, non rappresentano più nemmeno quello italiano, come testimoniano i sondaggi e le statistiche, l’impegno di più di 400 personaggi noti appartenenti al panorama culturale e televisivo nazionale e le recenti campagne di marketing di ancor più note aziende. Le piazze sono piene, e non solo del nostro 10%, ma di centinaia di migliaia di persone eterosessuali che sostengono, accanto a noi, quella che a tutti gli effetti oggi possiamo chiamare una vera e propria battaglia.

Non siamo più disposti e disposte a stare a guardare mentre schiacciate la nostra individualità, i nostri corpi, i nostri affetti, la nostra sessualità, i nostri diritti, i nostri figli, le nostre famiglie.

Entreremo in ogni classe per insegnare il rispetto della dignità umana a ogni studente che avremo le forze di incontrare. Scenderemo in piazza ogni giorno, se sarà necessario. Ci asterremo dall’andare a votare chi cede la nostra libertà ai più biechi compromessi e giochetti politici. Entreremo nelle istituzioni. Faremo informazione e continueremo a costruire una cultura dell’inclusione fino a che non avremo la nausea. Porteremo le nostre vite e le nostre istanze ovunque. Otterremo una legge seria contro l’omo-transfobia e i crimini d’odio. Ci batteremo accanto ai nostri fratelli e le nostre sorelle trans, sempre esclusi ed escluse dal discorso politico.

Che siamo corpi resistenti ve l’abbiamo già detto il 23 gennaio, quando più di un milione di cittadini sono scesi in piazza in più di 90 città italiane. Ora vogliamo dirvi che siamo corpi incazzati.

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Oggi siamo tutti riuniti in piazza – e in altre 91 piazze d’Italia – per mandare un segnale forte al nostro governo, per dirgli che non siamo più disposti ad aspettare che le loro trattative – che hanno come unica merce di scambio le nostre vite, i nostri affetti e i nostri corpi – giungano finalmente a un compromesso.

Ci siamo riuniti in piazza per spronare il parlamento ad approvare un decreto legge fortemente discriminatorio, che non sancirà la piena uguaglianza di fronte alla legge, che non garantirà ai figli delle coppie lesbiche, trans e gay di essere pienamente riconosciuti. Ci siamo riuniti in piazza per sostenere un decreto legge che definisce il frutto dell’amore tra due donne o tra due uomini “figliastro”. Un decreto legge che imporrà al genitore non biologico di presentarsi davanti a un giudice, il quale avrà l’ultima parola sulla capacità o meno della coppia di crescere il proprio figlio o la propria figlia. Un decreto legge che non riconoscerà lo statuto di fratello e sorella ai figli della stessa coppia. Un decreto che non riconoscerà mai come nonni, zii e cugine i parenti dei nostri figli.

Diritti a metà, insomma, per non turbare troppo i benpensanti, per trovare accordi sulla pelle e sulla dignità degli altri, per non dare a questo paese una parvenza di piena uguaglianza.

Siamo in piazza per reclamare il minimo indispensabile, briciole di dignità sociale, sognando una parità che tarderà ancora molto ad arrivare.

E una volta riconosciuti questi granelli di libertà, chi lo tutelerà il nostro diritto di esistere, di essere rispettati come persone prima di tutto? Di scegliere di vivere il nostro corpo e i nostri rapporti affettivi e sessuali come meglio crediamo, di vestirci del genere e del ruolo sociale che più ci appartiene e che più ci aggrada, di scegliere di non sottoscrivere un contratto civile, di spogliarci di quella rispettabilità forzata determinata dal lavoro che facciamo, dal numero e dal sesso delle persone con cui andiamo a letto, dal matrimonio, dal numero di figli, ed essere finalmente noi stessi e noi stesse, senza barriere imposte dalla soggettività morale altrui….?

Siamo scesi in piazza oggi compatti, ma dove sono state le associazioni e i movimenti in questi ultimi trent’anni? Dov’era la grande folla richiamata oggi da una mobilitazione nazionale finita su tutti i giornali quando in piazza – come in questo preciso momento del resto – c’erano e ci sono individui peni d’odio e rancore come le sentinelle in piedi, che invece di pregare per il Burkinafaso, per le donne di Kobane o per le centinaia di persone che perdono la vita ogni giorno freddate sui confini o affogate in mare pregano il loro dio contro le persone omosessuali e le loro famiglie?

Crediamo fermamente che la battaglia per il pieno riconoscimento della nostra dignità e dei nostri diritti trovi le sue radici in una mobilitazione costante, in un dialogo continuo e inarrestabile, nella forza travolgente delle nostre vite, dei nostri amori e dei nostri corpi resistenti, che a lungo hanno taciuto e che ora si stanno riappropriando della loro libertà.

Bergamo contro l’omofobia

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Le associazioni LGBT bergamasche Arcigay Bergamo Cives, ArcilesbicaxxBergamo, Bergamo contro l’omofobia e Proud2be e il comitato Rompiamo il silenzio vi invitano a partecipare alla manifestazione per l’uguaglianza, indetta a livello nazionale e presente in tantissime piazze della penisola.
Attraverso le manifestazioni viene rivolto il seguente appello a Governo e Parlamento:
“L’Italia è uno dei pochi paesi europei che non prevede nessun riconoscimento giuridico per le coppie dello stesso sesso. Le persone gay, lesbiche, bisessuali e transessuali non godono delle stesse opportunità degli altri cittadini italiani pur pagando le tasse come tutti. Una discriminazione insopportabile, priva di giustificazioni.
Il desiderio di ogni genitore è che i propri figli possano crescere in un Paese in cui tutti abbiano gli stessi diritti e i medesimi doveri.
Chiediamo al Governo e al Parlamento di guardare in faccia la realtà, di legiferare al più presto per fare in modo che non ci siano più discriminazioni e di approvare leggi che riconoscano la piena dignità e i pieni diritti alle persone gay, lesbiche, bisessuali e transessuali, cittadini e cittadine di questo Paese.
La reciproca assistenza in caso di malattia, la possibilità di decidere per il partner in caso di ricovero o di intervento sanitario urgente, il diritto di ereditare i beni del partner, la possibilità di subentrare nei contratti, la reversibilità della pensione, la condivisione degli obblighi e dei diritti del nucleo familiare, il pieno riconoscimento dei diritti per i bambini figli di due mamme o di due papà, sono solo alcuni dei diritti attualmente negati.
Questioni semplici e pratiche che incidono sulla vita di milioni di persone.
Noi siamo sicuri di una cosa: gli italiani e le italiane vogliono l’uguaglianza di tutte e di tutti.”

Appuntamento alle 14.30 in STAZIONE FFSS.
Partiremo per un breve corteo che ci porterà in centro verso le 15.30.
Il palco del presidio, con i vari interventi e il flash mob, sarà allestito in PIAZZA VITTORIO VENETO (lato obelisco)

Vi aspettiamo, colorat* e positiv*!

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Giunta alla sua quarta serata di formazione, l’associazione Bergamo contro l’omofobia organizza un evento formativo aperto a tutt@ sul tema della nascita del movimento LGBTQI in Italia.
Ci accompagnerà lungo questo percorso Luca Pandini di Arcigay Bergamo Cives.

Vi aspettiamo Mercoledì 20 gennaio al Toolbox di via Pignolo 42, Bergamo.

Ingresso libero, no obbligo di tessera

(Si consiglia ai partecipanti previa visione del film Stonewall)

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La seconda riunione di novembre è prevista per mercoledì 18, ore 20.45, presso il Macondo Biblio Cafè di via Moroni 16, Bergamo.

La riunione è aperta a tutt@.

Odg:

  1. Rapporti con le associazioni
  2. Graffiti
  3. Spazio Jurka
  4. Valstock
  5. Sguazzi
  6. Cena sociale

Le cose cambiano, ma non stando fermi a guardare! Portateci la vostra esperienza, le vostre richieste, le vostre necessità. Dateci una mano, contribuite al cambiamento. Vi aspettiamo!

valsCosa succede quando un gruppo politico di un paesino della bergamasca inizia a sproloquiare su sexy shop e gay pride? Succede che i suoi cittadini si ribellano. E noi abbiamo deciso di ribellarci con loro. 

Di seguito il manifesto di Valstock2015

QUALCOSA SI E’ MOSSO
Valstock prende il nome da Woodstock, un evento che si svolse nel 1969 per celebrare dei giorni di pace e musica. Si svolse in una piccola città rurale ma fu uno degli avvenimenti più influenti sulla cultura popolare della seconda metà del XX secolo. Nel nostro piccolo, vogliamo ricreare un raduno che nasce dal basso: un momento di convivialità, musica e conoscenza nel Paese di Valbrembo.

La SCINTILLA è SCOPPIATA
dopo la pubblicazione di un volantino da parte di un gruppo politico che critica l’apertura di un sexy shop nel nostro paese. In una frase del volantino viene citata l’espressione GAY PRIDE, come se questo fosse un rischio che il paese corre, una minaccia da cui guardarsi dopo l’apertura del sexy shop. Utilizzare un’espressione del genere in tono offensivo è una scelta precisa che dichiara omofobia.
Per questo il tema dell’evento sarà IL PESO DELLE PAROLE.
Quanto pesano le parole che usiamo? Cosa comunicano? Che paure nascondono?
Incontriamoci, confrontiamoci e facciamoci sentire!

Domenica 22 novembre, presso il polo civico di Valbrembo, bar Polisportiva dei Colli, via Don Milani 10

Aperitivo dalle 19.00

A seguire musica con Frenki, Spin that Shit Click e Giulia Spallino accompagnata dal pianista Danilo Mazzone

Per tutta la sera: attività ludiche e informative, esposizione della mostra di graffiti a cura di Bergamo contro l’omofobia 

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